Grandi Langhe 2024 – I nuovi vini piemontesi dei Re debuttano in società
Di Alessandro Bianchi
Un successo che va oltre le più rosee aspettative questa nuova edizione di Grandi Langhe; numeri importanti che rendono la manifestazione, promossa da Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani e Consorzio Tutela Roero, uno degli eventi più interessanti tra quelli che coinvolgono il comparto vinicolo in Piemonte.
Trecento sono state le cantine che hanno presentato le nuove annate di Barolo, Barbaresco e Roero a un pubblico di professionisti del settore mai così vasto come quello che si è presentato alle OGR di Torino quest’anno.
OGR che si confermano il luogo ideale per l’organizzazione di eventi fieristici come quello appena passato: centrale, ben servita dai mezzi pubblici, con ampi parcheggi nelle vicinanze e il fascino delle proprie strutture di chiara matrice industriale che conferiscono quell’impronta modernista sospesa tra tradizione e futuro.
Nella mia due giorni di assaggi sono stato accompagnato da Mariangela Lugli, sommelier che sta portando avanti gli studi del WSET e anima di una realtà come Red Oyster, lo show cooking a base di ostriche di tante tipologie diverse che da qualche anno anima alcune delle feste più esclusive d’Europa; il suo parere mi è utile per avere un punto di vista femminile riguardo un evento dove lo sbilanciamento di genere è ancora marcato anche se, anno dopo anno, le dinamiche stanno cambiando.
Mariangela è consapevole di quali siano i produttori con una visione innovativa nel settore e si muove decisa tra gli stand. Parliamo, con i responsabili delle cantine, assaggiamo diverse combinazioni di Baroli e Barbareschi, più o meno giovani, le annate interessanti – dice – sono quelle del 2016 e 2020 la cui resa eccellente è stata determinata dalle ottime condizioni climatiche registrate.
“Credo che l’evento sia molto ben organizzato, in linea di continuità con le edizioni precedenti. Per quanto la disposizione secondo un criterio alfabetico sia probabilmente la più comoda e offra un orientamento agile al visitatore, mi chiedo perché non tentare una suddivisone per torroir in grado di valorizzare ulteriormente la promozione di quelle zone che per molti risultano essere ormai solo un brand, Langhe appunto, slegato dalla propria componente geografica.”
Tra una chiacchiera e l’altra, ragioniamo su come, a livello turistico Langhe e Monferrato si siamo unendo in un connubio percepito dai più come inscindibile; e allora, la domanda si articola come una forma di automatismo, perché, data la crescita del Monferrato, lasciare le zone di Asti e Casale fuori da un’eventuale opzione spin off che potrebbe portare un ulteriore incremento di visibilità e, anche, di valore per gli asset regionali?
Perché diciamolo, il Piemonte paga ancora, in termini di appeal, un distacco rispetto ad altre regioni a causa di una mancanza di visione strategica comune e di una voce forte e autorevole in grado di manifestare una presa di coscienza collettiva.
Produttivo si è rivelato anche il connubio con il Consorzio dell’Alta Langa; alle bolle è stato dedicato un intero stand dove è stato possibile assaggiare le quarantatré cantine che producono una bolla che è entrata prepotentemente nel novero delle eccellenze tra i metodi classici, e charmat alle quali verrà dedicato un focus al Teatro Regio lunedì 18 marzo dalle 10.00 alle 17.30.
A margine del main event, è stato inoltre organizzato un panel dal titolo Langhe (Not) for Sale – l’identità e il valore della comunità che, come dice Matteo Ascheri, Presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe Dogliani, è un argomento necessario per “comprendere quali siano le posizioni dei produttori delle Langhe rispetto agli investimenti, che abbiamo definito esterni al tessuto locale, e per approfondire la visione che del nostro territorio hanno gli stessi produttori, in modo da evidenziare i fattori di rischio e le opportunità legati alla cessione delle cantine e dei terreni nelle diverse generazioni familiari”
E ancora “Non è possibile pensare a uno sviluppo e a una crescita che non passi da un mantenimento dei valori distintivi e dalla qualità che hanno reso le Langhe un’eccellenza. Se penso al domani immagino un incremento della qualità delle cantine e dei valori. Contano le persone, le loro tradizioni e le loro storie”.
Unica nota non perfettamente intonata, la mancanza di un Grandi Langhe OFF che permetta ai tanti visitatori, magari la sera del lunedì, di godere di un momento ricreativo, ludico e speciale nella Città della Mole, da sempre all’avanguardia sull’offerta di eventi speciali, non convenzionali e fuori da consuete routine.
Qualche numero
Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani: 568 aziende vitivinicole associate, 10 mila gli ettari di vigneti delle denominazioni tutelate così suddivisi: Barolo 2214 ettari; Barbaresco 812; Dogliani 761; Diano d’Alba 209; Barbera d’Alba 1672; Nebbiolo d’Alba 1125; Dolcetto d’Alba 927; Langhe 2396 ettari (di cui 939 Langhe Nebbiolo). 66 milioni di bottiglie prodotte. Sono nove le denominazioni tutelate (Barolo, Barbaresco, Dogliani, Dolcetto di Diano d’Alba, Barbera d’Alba, Langhe, Dolcetto d’Alba, Nebbiolo d’Alba, Verduno Pelaverga).
Consorzio di Tutela Roero: 250 aziende vitivinicole associate, 1300 ettari di vigneti, 7,5 milioni di bottiglie. Una denominazione tutelata che si esprime in 5 tipologie (Roero Bianco, Roero Bianco Riserva, Roero Rosso e Roero Rosso Riserva e Roero Spumante.