Il difficile di raccontare il vino
di Andrea Zanfi
Era ora che se ne parlasse cospicuamente di cosa sia lo storytelling e vi fossero più interlocutori che si adoperassero a informare quale sia il vero valore di saper comunicare il vino.
È da anni che aspettavo qualcuno che mi aiutasse in questo compito, modificando non solo il linguaggio, ma anche l’approccio al modo di presentare il vino da parte di chi lo produce, lo vende, lo illustra o lo serve, abbandonando stereotipi e parole preconfezionate come lo sono i cibi precotti.
“E pur si muove” …C’è un barlume di risveglio culturale intorno alla “parola” utilizzata per comunicare il vino. Ho attraversato la vita di migliaia di vignaioli, imprenditori, contadini ed enologi, visitando aziende, territori e areali produttivi di tutta Italia, trovandomi al cospetto non solo di quelli sopra indicati, ma anche di responsabili marketing, manager prestati al vino, baroni diventati vignaioli e contadini diventati principi, oltre a responsabili di uffici stampa o di agenzie di pubbliche relazioni che, inconsciamente, parlando di quel micro mondo in cui operavano certe volte riuscivano tuttalpiù a incuriosirmi, altre a interrogarmi, altre volte invece a causarmi improvvisi attacchi di orchite, difficili da smaltire ascoltare la nenia di parole estratte da un ricettario prestampata, acquistabile su Amazon.
“Noi facciamo vino dal XVII secolo d.C.…Questa cantina è costruita in modo da sapere con esattezza quanti metri compiono le mie uve prima di diventare vino…Questo vino è il frutto del mio amore e della passione della nostra famiglia…Dopo un’attenta criomacerazione e…. Facciamo solo vini, eccezionali realizzati con il cuore… Gli aspetti geologici di queste terre…Il mio terroir e in questo vaso… “
Difficile digerire tutto questo senza sentirsi soffocati dalla banalità, da un interloquire senza contradditorio, chiusi nella sala degustazione di una cantina per ore.
Se vi interessa la mia opinione vi dico che non vi basta più raccontare d’essere passati dalla qualità all’eccellenza per gratificare i vostri interlocutori. È necessario che cambiate passo, che coinvolgiate, motivate e comunicate le intenzioni e l’impegno che c’è dietro a qualsiasi risultato che avete ottenuto, descrivendo i meriti che vi hanno spinto ad agire per l’ottenimento degli obiettivi, omaggiando chi vi ascolta di quale sia la visione del vostro sistema impresa e le qualità umane, tecniche e scientifiche vi contraddistinguono, che, come sapete, sono alla base del vostro lavoro; tutti accorgimenti che vi aiuteranno a illustrare meglio l’origine del vostro vino.Sono i valori immateriali che fanno la differenza i quali non le trovate nel vino, ma sono importanti quanto il vino stesso. E’ fondamentale comunichiate lo spirito e l’umanità che vi caratterizzano, la sapienza che vi contraddistingue, provando a costruire un rapporto fra voi e chi beve il vostro vino, dando vita a una connessione culturale difficile da scordare per chiunque. Ma non è ancora abbastanza, perché vi è la necessità di far conoscere gli aspetti relativi ai processi di formazione dei profili sensoriali del vino, utili per intensificare i rapporti di identità e conoscenza dello stesso.
Un ulteriore stimolo sarà quello dare spiegazioni al senso di appartenenza che vi contraddistingue inoltrandovi, quando vi sarà possibile, nella tradizione e negli aspetti antropologici e sociologici di cui siete figli.
Avete anche l’obbligo di far comprendere come il paesaggio in cui operate acquisisce un significato enorme se e inserito in quel contesto storico monumentale che vi circonda.
Questi sono solo suggerimenti seguendo i quali potresti illudervi di aver creato attenzione, curiosità ed emozioni nei vostri ospiti per la vostra aziende e i vostri vini.
Ma non è così. Domandatevi come è possibile apprezzare un’opera d’arte, un brano musicale o un buon vino in assenza dell’emozione che non è solo connessa alle percezioni psicofisiche, ma anche all’immaginazione che a sua volta interagisce con il subconscio., Questo connubio non succede spesso, ma di certo non accade mai quando ciò che trasmettete è il punto di confluenza di una infinità di comportamenti codificati, attivati dalla lettura di risultati di metodologie linguistiche, filosofiche e sociologiche studiate al tavolino. La sottomissione a standard comunicativi non funzione e vi delegittima rendendovi banali. Se è vero che niente è mai come era il giorno prima, dovete comprendere che dialogare con un ospite in centina di cui non conoscete nulla non è semplice; l’unico consiglio che potreste seguire e di porvi in modo aperto per un confronto schietto con uno sguardo nuovo, più consapevole e riflessivo, più critico e attento; solo facendo così i vostri interlocutori si apriranno e le cose potrebbero cambiare radicalmente.