Il diritto alla sostenibilità sociale del Prosecco DOC
Di Andrea Zanfi
Prendendo spunto da notizie lette su alcuni autorevoli siti web, ho sentito la necessità d’incominciare ad analizzare i motivi e le azioni che oggi mettono in dubbio l’articolo UNO della nostra costituzione che sancisce, in modo inequivocabile ed unico al mondo, che la nostra repubblica è fondata sul lavoro. Quando sento parole come “caporalato”, o sanzioni date per sfruttamento di manodopera extracomunitaria, e sullo stato di indigenza in cui sono costretti a vivere gli operai in certe aziende, mi viene il dubbio che ci sia necessità di ripensare al mondo del lavoro in modo migliore. Non ce ne sarebbe bisogno perché quell’articolo UNO si integra perfettamente con il valore sociale che i padri costituenti avevano dato al lavoro, così come si integra con il diritto che lo regola rapportandolo all’oggi con una chiave moderna che lo inserisce al globalismo dei mercati e alla globalizzazione delle coscienze.
Per secoli abbiamo pensato che il valore del lavoro riguardasse, principalmente, lo scambio economico costruito con il mercato. La regolazione, i sistemi di relazioni si sono sempre basati su questo baratto che metteva in contatto, e certe volte anche in contrapposizione, le categorie con le relative subordinazioni giuridiche agli interessi collettivi, alle classi sociali, determinando il valore dello scambio fra le parti. Un sistema che ha costruito una infrastruttura istituzionale, economica e giuridica di quello che è stato chiamato “patto sociale”.
Ma l’economia è cambiata, il mondo è cambiato, gli scenari sono profondamente diversi e anche gli aspetti sociali che il sistema utilizzava sono obsoleti come lo è il vecchio inquadramento che regolamentava il patto sociale del mercato del lavoro. Così i rapporti si sono complicati in funzione della diversa posizione che hanno assunto le imprese e gli stessi lavoratori. Elementi di analisi, come il diritto, le relazioni industriali, i modelli economici e quelli sociali, le categorie e l’antropologia del lavoratore, gli aspetti tecnologici delle imprese, così come l’interpretazione e l’analisi stessa del valore attribuito alla quotidianità e alla collocazione geografica del posto di lavoro, hanno subito profondi cambiamenti nell’ultimo decennio. Oggi non si tratta più di contrapporre il rapporto economico a quello sociale del lavoro, ma di come renderlo sostenibile e dignitoso, valorizzandone la sua connessione collettiva.
Di queste problematiche ne sentiamo parlare da anni ed è giunta l’ora che escano dal mero dibattito accademico o degli studi aziendalistici, per entrare nella vita di tutti i giorni così come nei contratti, nei regolamenti aziendali consortili, coinvolgendo ogni singolo attore. Ma per muoversi è necessario costruire un modello in cui tutti abbiano a cuore l’obiettivo comune di costruire una sostenibilità sociale su parametri diversi dal passato, capace di connettere, in modo migliorativo, il business delle imprese con le necessità dei lavoratori facendo sentire responsabilmente unite le parti. Equità, rispetto, impegno e integrità: sono questi i valori che determinano un’azione sostenibile. Sono le stesse parole che vuole utilizzare il Consorzio di tutela del Prosecco DOC che ha dato corpo, dopo anni di studio, a un progetto denominato “Prosecco Sostenibile”, con il quale si prefigge d’affrontare i temi della Responsabilità Sociale d’Impresa (CSR) per realizzare un percorso concreto di azioni riguardanti i diritti umani e del lavoro, l’integrazione, la salute e la sicurezza in azienda, la crescita delle competenze, la riqualificazione e la stessa sostenibilità sociale del comparto vitivinicolo dove le aziende operano e di cui il Consorzio è portavoce e in questo caso anche tutor. Sono questi i criteri “Social” che la denominazione vuol far diventare parte integrante del lavoro delle imprese associate, affinché le stesse si relazionino al meglio con il tessuto sociale in cui operano, adottando in modo più che positivo il loro modello di sviluppo aziendale alla collettività. Per la prima volta in Italia un Consorzio ha definito ed approvato un progetto identificabile con tre principali obiettivi:
1. RENDERE SOSTENIBILE il Prosecco DOC attivando meccanismi virtuosi che siano in grado di innescare con un moto perpetuo il miglioramento intrapreso determinandone i risultati e confrontandoli con il sistema Prosecco
2. GARANTIRE all’insieme degli interlocutori sociali di un’impresa, quelli definiti stakeholder, (investitori, dipendenti, clienti e fornitori, finanziatori, lavoratori, associazioni di categoria, clienti, fornitori, collettività…) il livello di sostenibilità raggiunta (mediante certificazione di un soggetto terzo)
3. COMUNICARE agli stakeholder il valore della sostenibilità raggiunta ed i relativi obiettivi e progetti di miglioramento da mettere in atto per aumentare la dote accumulata, con il continuo superamento dei livelli raggiunti, quel target interim finalizzato a un approccio ai fattori ambientali, sociali e di governance. Tre elementi indicati con l’’acronimo ESG, che sta per Environment, con i quali verificare, misurare e sostenere l’impegno in termini di sostenibilità di una impresa o di una organizzazione.
Una visione progettuale importantissima per un territorio vitivinicolo vasto come quello che tutela il Consorzio Prosecco DOC con oltre11500 aziende viticole e 360 aziende imbottigliatrici; un progetto per creare un valore condiviso, che necessita di un percorso di sviluppo graduale basato sulla concretezza delle azioni, dei risultati raggiunti e della relativa garanzia.
Un ragionamento complesso che non può essere circoscritto solo alla tutela e alla salvaguardia dell’ambente, ma è utile che lo stesso si contrapponga non solo alla Governance dell’impresa, cioè gli aspetti relativi alla gestione, ma anche alla sua collocazione “Sociale”, il cui impatto viene misurato, per esempio, dalla qualità del lavoro, dalla gestione e crescita delle competenze, da sistemi premiali, dalle relazioni sociali e dal controllo della filiera produttiva, oltre al basilare rispetto dei diritti umani. Una complessa operazione che non è più indirizzata alla comprensione di quale sia il rapporto tra l’uomo e il mondo che lo ospita o lo circonda, ma sulle sua capacita di costruire e poi gestire non solo la quotidianità della propria organizzazione imprenditoriale ma anche i rapporti attivati con altri soggetti che siano fuori o dentro la propria impresa.
Per comprendere quanto sia importante la strada intrapresa dal Consorzio Prosecco DOC è necessario appuntarsi la notizia che nei diciassette punti posti sulla “Sustainable Development Goal” delle Nazioni Unite vi sono numerosi obiettivi che riguardano i rapporti sociali, tra di essi alcuni hanno per oggetto esplicitamente il lavoro: spicca in particolare il SDG n. 8 che accomuna elementi inscindibili menzionando “inclusive and sustainable economic growth, full and productive employment and decent work for all” “la crescita economica inclusiva e sostenibile, occupazione piena e produttiva e lavoro dignitoso per tutti”. Sempre tra i Target dell’Obiettivo n. 8, la promozione di ambienti di lavoro sicuri per tutti i lavoratori occupa un ruolo centrale, declinato nella sua formula più ampia a ottenere il riconoscimento come persona ogni singolo lavoratore, a partire dalle sue condizioni individuali, ma anche della tipologia di rapporto che lo vede coinvolto in azienda.
Un progetto, quello del Consorzio, in continua evoluzione dovendo interagire con moltissime aziende che a loro volta sono chiamate a interfacciarsi con altri soggetti, attivandosi in progress e con format operativi che pur seguendo protocolli ben precisi mutano continuamente per circostanze e fatti.