Il Pinot Grigio delle Venezie DOC tra analisi di mercato e strategie per il futuro
Di Giovanna Moldenhauer
Si è tenuta a Milano la conferenza stampa dal titolo ‘Pinot Grigio Delle Venezie DOC, analisi di mercato e strategie per il futuro’ organizzata dal Consorzio Tutela Vini DOC delle Venezie, in collaborazione con Ismea – Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare
Luciano Ferraro, vicedirettore e firma del Corriere della Sera, ha moderato l’evento con il suo consueto carisma. Sono intervenuti, oltre ad Albino Armani, Presidente del Consorzio DOC Delle Venezie e Fabio Del Bravo, Direzione Filiere e Analisi dei Mercati di Ismea, Matteo Zoppas, Presidente ICE Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, Augusto Reggiani, Gabinetto del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Massimo Romani, AD di ARGEA, Enrico Zanoni, Direttore Generale di Cavit e Franco Passador, AD di VIVO Cantine Viticoltori Veneto Orientale.
Ferraro ha sottolineato, in apertura, come il Pinot Grigio DOC Delle Venezie, rappresenta il più grande modello di integrazione interregionale in quanto include in un’unica denominazione d’origine le Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, oltre alla Provincia di Trento, ossia il cosiddetto Triveneto.
Ad aprire i lavori è stato Albino Armani. “Sono passati sette anni da quando la Denominazione venne costituita, affiancandosi ad altre venti denominazioni di origine coinvolte nella produzione di Pinot Grigio nel Triveneto. Ad oggi nel Nordest si produce l’85% del Pinot grigio italiano – e il 43% di quello globale – e si contano 25.000 ettari vitati a Pinot Grigio potenzialmente destinati alla DOC Delle Venezie, con una produzione di 240 milioni di bottiglie/anno e una filiera produttiva rappresentata da 6.141 viticoltori, 575 imprese di vinificazione e 371 imprese di imbottigliamento”. Il Presidente ricorda inoltre come la DOC ha avuto e sta tuttora registrando un andamento in controtendenza rispetto ad altre denominazioni. Nonostante il calo generale del consumo di vino, infatti, la DOC osserva un trend in lieve ma costante crescita in termini sia di volumi sia di valore. Si rammenta che nel 2023 il Pinot Grigio DOC Delle Venezie ha chiuso un bilancio incoraggiante in un anno evidentemente complicato, con quasi 5 milioni di bottiglie in più sul mercato rispetto all’anno precedente, per un totale di 1.661.384 ettolitri imbottigliati nell’anno solare. In merito Armani ha sottolineato che la produzione di Pinot Grigio italiana rappresenta il 43-45% di quella mondale, siamo cioè i primi produttori al mondo, e volendo essere più circostanziati l’85% della produzione italiana è triveneta. Il Consorzio è nato nel 2017 e “dopo appena sette anni di attività produciamo più di 1.600.000 ettolitri di vino pari a oltre 200 milioni di bottiglie”. Inoltre la filiera produttiva vede 6.141 viticoltori, 575 imprese di vinificazione e 371 imprese di imbottigliamento.
Di seguito Fabio Del Bravo, Direzione Filiere e Analisi dei Mercati di ISMEA, ha presentato l’indagine, partendo da una panoramica sulla produzione italiana di vino, a partire dai volumi della produzione e peso delle IG dal 2014 a oggi che, oltre a ribadire il calo di produzione del 23,2% dell’ultima campagna, evidenzia una positiva incidenza del potenziale vini IG sul totale che è passata dal 65% al 78% in 10 anni. I dati presentati hanno mostrato inoltre una sostanziale crescita dei vini bianchi che nell’ultimo decennio sono passati dal 47% al 62%, con un picco importante a partire dal 2021, a testimoniare il recente cambiamento dei trend di consumo. Interessanti i dati sulle esportazioni italiane di vino che, in un contesto di scambi internazionali in flessione, hanno sostanzialmente tenuto, anche rispetto ai tradizionali competitor come Francia e Spagna. Ma ancora più interessante notare come l’incidenza delle Dop sia passata dal 35% al 59% in volume e dal 52% al 67% in valore, numeri che dimostrano la sempre maggiore attenzione del consumatore nelle scelte d’acquisto.
Portando il focus sulla DOC Delle Venezie, la denominazione triveneta occupa il secondo posto del podio con quota 10% del volume totale delle prime 20 denominazioni di origine italiane – che da sole sommano il 70% del volume nazionale – seconda solo alla DOC Prosecco. L’indagine svolta da Ismea, aggiornata a marzo 2024 su un campione rappresentativo dell’intero territorio di produzione, conferma una forte adesione delle imprese al regime biologico e a schemi volontari di sostenibilità (SQNPI, Equalitas e ViVa), oltre a registrare un numero elevato di aziende che intendono aderire nel prossimo futuro.
A chiusura della relazione di Ismea si è aperto un dibattito per individuare strategie per il futuro, opportunità e criticità del commercio estero per il Pinot Grigio delle Venezie
Matteo Zoppas, ha messo in evidenza il ruolo fondamentale di ICE nell’accompagnare le imprese vitivinicole italiane nel loro percorso di internazionalizzazione, operando da importante tramite per accedere ai mercati esteri e promuovere il valore dei vini italiani nel mondo.
Augusto Reggiani è intervenuto focalizzando “la Giornata del Made in Italy, come una delle numerose iniziative contenute all’interno del suo recente e più ampio Decreto approvato dal Parlamento e rappresenta un importante momento di celebrazione dell’eccellenza italiana nel mondo imprenditoriale. È un’iniziativa che dimostra la nostra vicinanza alle imprese, riconoscendo loro il ruolo di vero motore di produzione del nostro PIL. Il Decreto fornisce nuovi strumenti per contrastare con fermezza il fenomeno dell’Italian Sounding, che danneggia gravemente le nostre esportazioni, incluso quindi il settore vitivinicolo, per una cifra complessiva stimata non inferiore ai 75 miliardi di euro all’anno”.
Ferraro ricordando le quattro tipologie della DOC, ossia Pinot grigio, spumante, frizzante e bianco ha chiesto all’AD di ARGEA, quale di queste possiede maggiore margine di crescita. Massimo Romani ha risposto “In particolare, nei mercati dove la presenza del Pinot Grigio Delle Venezie è più consolidata, come il Nord America, Gran Bretagna ed Europa Continentale, il nostro obiettivo principale deve essere la ‘premiumizzazione’ del prodotto, associandolo ai grandi marchi trainanti, quali Santa Margherita, che aiutino a renderlo un vero e proprio simbolo di eccellenza sul mercato”.
Ferraro ha poi chiesto come è possibile distinguere nella comunicazione un Pinot Grigio Delle Venezie da quello di altri territori?
“Il nostro Pinot Grigio del Nordest – sostiene Romani – già possiede nella propria natura molti elementi che ne determinano il successo. Tuttavia, considerando i buoni risultati registrati da altri Pinot Grigio territoriali, ad esempio quello siciliano ed abruzzese, sarà essenziale concentrarsi sull’incremento del valore e sui caratteri distintivi della DOC Delle Venezie”
Enrico Zanoni, Direttore Generale di Cavit, che assieme a Santa Margherita è stata tra le prime a portare il Pinot Grigio negli USA negli anni ‘70, in merito al successo di questo vino in America spiega come sia stato influenzato da diversi fattori.
“Il successo del Pinot Grigio negli anni ’80 e per tutti gli anni ‘90, può essere interpretato come la risposta a quanto sul mercato era all’epoca il vino bianco per antonomasia ossia lo Chardonnay californiano, molto pesante, burroso. Il Pinot Grigio italiano ha saputo interpretare un’esigenza del consumatore che richiedeva un vino più di facile beva. Lo stile del Pinot Grigio Delle Venezie ha dimostrato in questi anni una forte resilienza a tutta una serie di fenomeni che si sono affacciati sul mercato come il Prosecco, resilienza che si riconferma e che può essere vista proprio nella sua specificità”. Proseguendo poi “Il mercato americano differisce da quello di altri paesi, perché lì il valore di marca è molto più importante che altrove. Nel 2004 i primi dieci marchi di Pinot Grigio erano di produzione americana mentre oggi la situazione è cambiata a favore della produzione italiana. Ora ci siamo solo noi italiani, mentre gli altri, in questi venti anni sono spariti: il motivo è il valore di marca. I marchi stanno crescendo di più e il peso dei marchi sta funzionando meglio di chi non li ha. Questo ci porta ad affermare che negli USA il valore delle denominazioni deve andare di pari passo con il valore dei marchi: denominazioni importanti hanno spesso marchi importanti. La marca permette di intraprendere politiche di prezzi decisamente più favorevoli rispetto a chi non lo possiede. Pertanto si può dire che la marca, più che la denominazione, permette di supportare un certo posizionamento dei prezzi”.
Un altro tema cruciale è quello della sostenibilità affrontato con Franco Passador in merito spiega che la denominazione, come illustrato da Del Bravo, ha un’elevata percentuale di prodotto sostenibile, oltre il 70% e come VIVO Cantine Viticoltori Veneto Orientale la percentuale attorno all’80%. “Per gli agricoltori sono molto importanti gli schemi di certificazione volontaria; gli agricoltori si sono dimostrati molto sensibili e hanno aderito a queste nuove procedure in tempi celeri, procedure che hanno portato a coltivazioni con un forte risparmio di pesticidi. L’agricoltore vuole produrre in modo sostenibile perché rispetta l’ambiente”.
Passador conclude mettendo in evidenza un ulteriore ed importante elemento distintivo del Pinot Grigio DOC Delle Venezie, ossia la filiera interamente certificabile e “la bottiglia presenta il contrassegno di Stato a garanzia della tracciabilità. Si tratta di un elemento spesso trascurato nella comunicazione al consumatore che invece dovrebbe essere posto in primo piano. A differenza di altre produzioni di Pinot Grigio a livello nazionale, che sono sul mercato prive del contrassegno di Stato, la fascetta è un elemento di unicità che va rivalutato ed è un elemento che dovrà trovare nel futuro preferenza rispetto al consumatore, oggi non sempre consapevole di cosa significhi”.
Riteniamo importante notare come i dati marketing, nella loro oggettività, abbiano per sfondo una realtà ambientale, determinata dal clima e dai suoi cambiamenti, dalla sostenibilità delle coltivazioni e conseguentemente dalla tracciabilità dei prodotti. Ismea sottolinea anche come la maggioranza degli agricoltori, viticoltori, rispetta l’ambiente adottando totalmente o parzialmente il biologico, aderendo sempre con maggiore frequenza a schemi di sostenibilità, eliminando o riducendo drasticamente l’uso di pesticidi, dimostrando così di volere attenzione alla tutela dell’ambiente e conseguentemente di ciò che sceglie per la sua tavola il consumatore.
Photo @ Enrico Brunelli – Consorzio delle Venezie