Approdare al Giglio è sempre un’emozione. Penso che quest’isola debba essere corteggiata, avvicinata con garbo in modo che si lasci conoscere lentamente per mostrare, sotto la corazza granitica che la protegge, tutta la sua dolcezza. Dolcezza che si ritrova riassunta anche in un calice di Ansonaco, il buon vino dell’isola ricavato dall’omonimo vitigno. Una viticoltura antica ed eroica questa, portata avanti da pochi caparbi vignaioli. Il migliore è quello fatto in casa dagli isolani, orgogliosi di condividere questo nettare color del sole con gli amici di sempre.
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