Passo indietro nel passato per fare un salto nel futuro
Di Chantal Dubois
Per anni ho cercato di convincermi e convincere chi mi ascoltava del fatto che i nostri Spumanti prodotti con il Metodo Classico, non avessero nulla a che fare con lo Champagne. Erano tutti un’altra cosa. Troppe le differenze esistenti, a partire dagli aspetti geologici, ampelografici delle nostre aree spumantistiche e di quelle che si propongono come tali, tutte caratterizzate da peculiarità geologiche spesso uniche, componendo un puzzle produttivo ricco, variegato e differenziato. Questo accade anche quando alla base produttiva vi sono vitigni, come il Pinot nero o lo Chardonnay, la cui storica collocazione ha creato quel distinguo che li rende riconoscibili. Ma poi, vuoi mettere affacciarsi sul Mediterraneo o stare sull’Atlantico? Insistendo nel mio convincimento, ribattevo a chi sosteneva che lo Champagne fosse migliore, che il nostro era diverso; noi dovevamo fare un nostro percorso senza cercare di assomigliare a qualcosa o a qualcuno, rincorrendo chi, per cultura e storia, faceva cose diverse dalle nostre. Supponevo che le fotografie e il monitoraggio che facevo sul sistema spumantistico nazionale diventassero sempre più luminose e nitide, e così è stato. Con il passare del tempo ho compreso quali fossero le nostre difficoltà.
Jean-Baptiste Lécaillon, Chef de caves della Maison da oltre trent’anni, ha spiegato che Collection ha ufficialmente presentato l’ultima release del progetto Collection, il 244, dove il numero rappresenta il numero degli assemblaggi svolti dalla Casa dal 1776, anno della sua fondazione. Non nasce per motivi di marketing ma per contrastare gli effetti del cambiamento climatico e soprattutto per svincolarsi dall’immagine degli Champagne non millesimati degli anni settanta. “Bisogna reinterpretare lo Champagne, cercare di trovare l’identità dello Champagne di domani” – ha affermato JBL. Se fino a qualche decade fa le grandi annate erano meno frequenti, dall’inizio del nuovo millennio le cose sono cambiate, sono moltissime infatti quelle meritevoli di essere espresse tal quali, “millesimabili”. Collection è figlio di un lavoro attento in campagna, di un’agricoltura efficace in risposta agli effetti del cambiamento climatico, che creano un nuovo ambiente e una diversa qualità delle uve: da vendemmie anticipate ad acini più sani e maturi, ricchi di sapori, polpa e consistenza ma con meno acidità. L’uva diventa espressione del luogo, la voce del suolo in cui nasce; in breve, c’è un’identità più forte. Forte di questo cambiamento, per Jean-Baptiste era tempo di nuove sfide. L’acidità, che non gioca più il ruolo principale, lascia spazio a nuove freschezze e a una rinnovata forma di leggerezza. I Pinot neri diventano più strutturati ma è necessario preservane il lato più dinamico. Pertanto l’assemblaggio della Maison ha subito un radicale cambiamento, l’impiego dei vini di Riserva (affinati in legno) è finalizzato a una resilienza stilistica del vino, l’uso di annate diverse diventa un punto di forza, una vera opportunità. La scelta delle date di raccolta diventa una lettura del millesimo, stigma del futuro vino; la vinificazione può diventare meno «invasiva» e agevolare una produzione di vini orientati al terroir, volti di ogni nuova annata.
La vinificazione separata di ogni parcella, poi assemblata, rivela la singolarità del luogo. Louis Roederer si concede la libertà di scegliere quali appezzamenti far rientrare in Collection per una ricetta che, se da un lato resta coerente a se stessa, dall’altra riesce a catturare la singolarità del millesimo poi impreziosito dai vini di riserva di altre grandi annate. Nel bicchiere si ottiene una maggiore consistenza e una capacità d’invecchiamento che supera la decade. Nella retro-etichetta, la Maison restituisce dettagliatamente tutte le informazioni sul vino, dall’assemblaggio alla data di sboccatura. La freschezza, più che l’acidità, come elemento più importante per JBL, subito seguita da una viticoltura “artigianale”, d’amore: quella di persone che amano il territorio, che li motiva a raccogliere frutti tessiturali unici, con una finesse riconoscibile già durante la loro lavorazione.
La sfida al cambiamento climatico coinvolge molti fattori, in primis l’uomo e le sue scelte; dal suo impegno si registrano i risultati. Per JBL il cambiamento climatico è un’opportunità, una chance per reinventarsi e reinterpretare la Champagne. Si può scrivere una nuova storia se si impara ad adattarsi al cambiamento climatico. Per Roderer, lo Champagne del futuro è già qui, se ci accetta di scollegarsi dall’idea di Champagne del passato, con “ricette” e protocolli invasivi da parte dell’enologo. Per la Maison, il cambiamento di approccio alla viticoltura è stato il passo. Uve diverse, gusti diversi. E vinificazioni tutte da ripensare. Se nel 2000 è iniziato il percorso di conversione al biologico, dal 2006 gli appezzamenti condotti in biodinamica a Cumières sono diventati il vero laboratorio per lo studio degli effetti del riscaldamento globale sulle uve rispetto alle scelte in vigneto e relative risposte da parte delle stesse.
La bellezza della materia viva e la valorizzazione del patrimonio vegetale. L’opera di Jean- Charles Gutner è l’espressione visiva della diversità del patrimonio vegetale dei vigneti Louis Roederer, che mostra le differenze di forma e di colore delle foglie, come in un erbario o in un registro ampelografico. L’incontro tra il fotografo e la Maison Louis Roederer è nato da una visione comune: mettere la Natura al centro dell’opera. Nel 2015, Jean-Charles Gutner inizia a esplorare i vigneti per catturarne la matrice più evidente, il fogliame primaverile che offre riparo alle future uve. Da questa serie personale è nata Solar Panel, un’opera fotografica che esplora la diversità della materia viva e le sue bellezze più nascoste. Una biodiversità all’opera in modo molto preciso nei vigneti Louis Roederer da oltre vent’anni, garantendo la conservazione di un patrimonio naturale ancestrale.
I tempi lunghi, opera della Natura. Questo progetto richiede tempi lunghi: quelli della riflessione, dell’osservazione, della realizzazione delicata e adattata, anche della trasmissione. Solar Panel rimanda alla Natura ma anche all’artigianato di qualità, attraverso la carta coreana utilizzata come supporto. È anche un’opera eseguita una sola volta all’anno, in primavera per le fotografie della vite, in inverno per la realizzazione della carta. Memoria viva della Champagne, quest’opera alimenta ogni giorno la nostra riflessione e impone di proseguire il percorso sul cammino tracciato. Le pratiche viticole più virtuose sono sempre state tra gli obiettivi della Maison Louis Roederer. Dalla fine degli anni ‘90, su iniziativa della famiglia Rouzaud e di Jean- Baptiste Lécaillon, è stata condotta una riflessione sul futuro della viticoltura; la rigenerazione dei terreni con la cessazione degli input chimici ha portato rapidamente a interrogarsi sul materiale vegetale utilizzato, sulla sua qualità e sulla sua durata. La risposta è la stessa di oggi: più si riduce la diversità genetica, più l’espressione dei vini si impoverisce. Al contrario, maggiore è il numero di varianti genetiche tra una pianta e l’altra, più i vini che si ottengono riflettono le sfumature dei loro terroir con forza e raffinatezza.
La riflessione sulla biodiversità è iniziata quasi trent’anni fa e continua a progredire e a indirizzare il futuro della viticoltura, affinché le piante siano ancora in vita tra 60 anni. Tra trent’anni, tutti i vigneti Louis Roederer saranno piantati con viti interamente selezionate dalla Maison, provenienti dal proprio vivaio. Un caso unico in Champagne. “Dobbiamo riconnetterci con le nostre radici, affidarci alla longevità della nostra Vitis vinifera e continuare a scrivere la nostra storia aiutando la vite a sviluppare questa meravigliosa diversità, fonte delle sfumature e della complessità dei vini”, spiega Jean-Baptiste Lécaillon. Alcuni vitigni sono sopravvissuti a mille anni di variazioni climatiche, a diversi tipi di coltivazioni: la vite ha sempre saputo adattarsi al suo ambiente. È proprio questa resilienza naturale che dobbiamo favorire e preservare. “Bisogna spingersi il più lontano possibile per offrire alla vite la massima capacità di resistenza, per incentivare il più possibile questa diversità genetica, per arricchire l’ecosistema di tipicità e sensibilità diverse”. L’obiettivo ultimo, lo scopo di tutto ciò è una ricerca prettamente spirituale; “la crociata è quella del gusto”. Questa viticoltura dolce è solo una delle strade per raggiungerlo, quella più evidente, e anche la più rispettosa. “Dobbiamo cercare nella nostra storia, affidarci al passato e riconnetterci con le viti sopravvissute a mille anni di cambiamenti climatici”. La Maison Louis Roederer traccia così il proprio percorso, ispirandosi al passato e guardando al futuro. “In futuro voglio fare ancora meglio”, confida Jean-Baptiste Lécaillon. “La salvaguardia del nostro patrimonio vegetale storico porta con sé una speranza unica, tutta la bellezza della materia viva, il suo mistero e la diversità dei sapori”. Sono proprio queste unicità che alimentano l’opera di Jean-Charles Gutner e offrono uno sguardo pieno di speranza verso il futuro.