Andrea Zanfi è un veterano del mondo del vino italiano, di cui da acuto osservatore ha vissuto sul campo successi e le sconfitte. Ed è proprio sul vino italiano che il suo ultimo libro intende fare il punto, cercando di afferrarne, attraverso il dipanarsi delle storie e delle leggende dal quale esso è spesso avvolto, l’essenza – forse le essenze – profonda. Quello che Zanfi compie in questo libro è un affascinante viaggio nel quale a raccontare il vino sono coloro che ne hanno vissuto sulla loro pelle tutte le fasi del suo trasformarsi da prodotto venduto in damigiana a raffinata eccellenza presentata in bottiglie di design: vignaioli, produttori, enologi, giornalisti e consulenti che, per dinamicità e ruolo, sono risultati determinanti nel guidare un processo col tempo destinato a rivelarsi come un vero e proprio “rinascimento del vino”. A crearsi, nelle pagine di un volume reso “bello” anche da una grafica davvero inconsueta , è dunque una sorta di coro polifonico le cui voci, intersecando le loro melodie in un armonico concerto nel quale tuttavia non di rado convergono voci dissonanti, raccontano una storia inedita dell’exploit fatto registrare dal vino italiano negli ultimi decenni.
La capacità di Zanfi è quella di “seguire le impronte lasciate sul sentiero del vino da coloro che ci hanno portato all’oggi”, guardandoli dritti negli occhi e cercando di cogliere nei loro sguardi, oltre che dalle loro parole, i ricordi e i rimpianti, le emozioni e le nostalgie, la consapevolezza di essere stati parte di una partita di prim’ordine e il timore di non essere stati all’altezza di essa. E sia che si tratti di personaggi tanto centrali nel panorama vitivinicolo italiano da essere avvolti nella leggenda, sia che invece il loro ruolo risulti così sottotraccia da farli risultare quasi marginali, a stagliarsi nelle pagine del libro è il loro profilo straordinario: quello di uomini tanto appassionati al loro lavoro da farne la ragione stessa della loro vita; quello di individui capaci, in un mondo di ciechi, di intuire un futuro su cui nessuno avrebbe scommesso un bottone; quello di persone in grado di trainare verso un inaspettato e dinamico avvenire un tessuto socio-culturale improntato a un’asfittica staticità ammantata di tradizione.
Il mondo del vino che ne emerge, lungi dal presentare un tratto omogeneo e coerente, si evidenzia invece per una complessità di sfumature che ne dice tutta la ricchezza. Una ricchezza certo ben visibile nelle prospettive diverse, nelle opinioni contrastanti, nelle tensioni sempre pronte ad esplodere che si possono cogliere nell’affatto identico tono delle parole attraverso cui i protagonisti di questa grande storia, sollecitati dalla spiccata personalità di Zanfi, ne tratteggiano l’evolversi. Ed è proprio in questo evolversi che a prendere gradualmente forma è un grande mosaico composto da innumerevoli tasselli: quello di un “rinascimento” del vino italiano che, spontaneamente insorto da mille rivoli provenienti da ogni parte d’Italia, ha saputo trasformarsi in un grande fiume capace di valorizzare le specificità delle diverse zone vitivinicole, travolgendo resistenze secolari e consentendo alla produzione enologica nostrana di affermarsi a pieno titolo a livello internazionale. Un’affermazione che tuttavia – Zanfi ne è sinceramente convinto – per l’avventura del vino italiano non rappresenta tanto un punto di arrivo, quanto piuttosto un punto di partenza. La scommessa è quella di passare dal mito alla realtà, riconoscendo che il presente, per il vino italiano, è solo “l’anno zero”.
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