Come?
Alcuni punti di vista…
«Sono fortemente convinto che la crisi climatica sia a un punto ormai irreversibile e che difficilmente questa corsa potrà essere fermata nel breve periodo, anche perché il sistema politico a livello planetario non è sufficientemente cosciente di questo stato di cose.
Stiamo intraprendendo una fase storica nuova, che durerà parecchi anni, quella della transizione ecologica. La consapevolezza che stava crescendo intorno a questi temi è stata bloccata da due eventi che ci hanno distratti tutti: la pandemia e la guerra in Ucraina.
Ma non possiamo più non porre attenzione allo sconquasso che sta avvenendo. Per questo credo che l’unica opportunità che l’umanità ha di mitigare la crisi climatica possa solo venire dal basso, dalla società civile, da tutti noi cittadini che dobbiamo avviare una conversione ecologica, come dice Papa Francesco, a partire dalle nostre scelte quotidiane e il cibo ha un ruolo centrale.
Ad esempio impegnandoci a consumare meno carne, a sprecare meno prodotti alimentari, a eliminare l’uso della plastica monouso. Credo possa essere una grandissima occasione se ci sentiamo coinvolti in questo esercizio quotidiano, a partire dai più giovani.
Tutti dobbiamo fare un cambio di paradigma in questo percorso verso una rigenerazione che parte dal mondo della produzione alimentare per generare un impatto significativo sull’ambiente, sulla biodiversità, l’economia, la geopolitica, la giustizia sociale e l’equità di genere. In una parola, ci dobbiamo impegnare a fare politica ogni giorno, con gioia, nella nostra vita quotidiana»
Carlo Petrini, fondatore di Slow Food
La crisi climatica
«Vengo da una famiglia di produttori di piccola scala in Uganda e ho toccato con mano quello che questo sistema alimentare ha determinato nel mio Paese e in diversi territori del sud del mondo.
La crisi climatica non è più un mito e ormai le basi scientifiche sono più che confermate, soprattutto è chiaro ormai a tutti che dobbiamo reagire perché ne vediamo le ripercussioni nella nostra vita quotidiana. Lo abbiamo visto in Italia negli ultimi mesi, ma anche nel resto del mondo è ormai evidente.
Per questo dobbiamo agire immediatamente, anche perché la crisi climatica sta generando conflitti e ondate migratorie. Come avviene per esempio nell’Uganda orientale, dove nella stagione calda le comunità di pastori lottano per accaparrarsi i pascoli, sempre più scarsi e secchi.
La produzione agricola e il cibo sono vittima e causa di questi fenomeni, ma dipende dall’approccio produttivo utilizzato.
Attuare sistemi rigenerativi e agroecologici su larga scala attraverso il lavoro dei giovani e delle comunità locali ci può permettere di contrastare le conseguenze della crisi climatica, soprattutto per garantire una vita sostenibile e dignitosa non solo alla generazione attuale, ma anche alle future. Questo è solo un punto di partenza, ma sia chiaro che non possiamo più aspettare perché forse domani potrebbe essere troppo tardi» ha concluso il presidente di Slow Food.
Edward Mukiibi, presidente di Slow Food.