Suber, questione di identità

Suvereto e il vino. Un rapporto secolare messo nel calice dalla prima edizione di Suber, il festival nato per raccontare il legame del borgo toscano con le sue campagne.

Di Federica Borasio

Era il 1805 quando Napoleone Bonaparte, conquistata l’Italia e divenuto imperatore, decise di assegnare il principato di Lucca e Piombino alla sorella Elisa, sposata con il generale corso Felice Baciocchi. Durante il suo governo, la donna assunse il controllo degli affari e portò all’interno del territorio una serie di proficue innovazioni nel campo del commercio, dell’agricoltura e dell’industria.

Fu infatti sua l’idea di creare un villaggio all’interno del Parco dei Montioni, dove pensare non solo allo sfruttamento minerario, ma ricreare un vero e proprio vigneto all’uso di Bordeaux. Approfittando delle conoscenze dei vivaisti di corte, la principessa si fece inviare in loco dalla Francia alcune barbatelle utili a ricreare i vini che tanto le erano cari e che, grazie alle caratteristiche organolettiche superiori a quelle degli uvaggi allora in uso nella zona, avrebbero avuto un mercato più ampio e una resistenza maggiore agli spostamenti.

La ricetta di Elisa Bonaparte già al tempo seppe unire storia, romanticismo e lungimiranza, rinnovando una volta ancora quel rapporto secolare tra uva e territorio, che tutt’oggi permea Suvereto e la Val di Cornia, da lì in avanti pronte a diventare quell’officina di diversità frutto dell’incontro tra le varietà autoctone toscane e i più celebri vitigni francesi.

Suber: l’uomo, l’uva, il vino.

A ripercorrere passato, presente e futuro di questo prodotto tanto prezioso quanto complesso ci ha pensato Suber, il festival enoico nato per raccontare la forte impronta vitivinicola dell’areale e il conseguente legame tra uomo e vite, capaci nei secoli di intrecciare i reciproci destini. Alla pari di tutti i posti in cui l’uva è da sempre coltivata, infatti, anche a Suvereto il vino è entrato a gamba tesa nel contesto culturale, sociale ed economico diventando parte integrante del Dna del luogo.  La due giorni, legata dal claim Questioni di identità è stata animata da un denso cartellone di eventi, ha messo in luce diverse tematiche e dato evidenza della naturale vocazione enoturistica della zona.

Vino e territorio, la ricerca di una identità

Vino e territorio. Due facce di una stessa medaglia per cui, oggi più che mai, vale la regola dell’integrazione. Come il vino può trascinare un territorio, e come un territorio può promuoversi (anche) attraverso il vino? Questo il focus dell’incontro “Noi e il vino, alla ricerca dell’identità perduta”, durante il quale il giornalista Giambattista Marchetto e il presidente del Consorzio Suvereto e Val di Cornia Daniele Petricci hanno provato a esaminare le soluzioni atte a far sì che questi due elementi possano lavorare in sincrono, guardando soprattutto alla capacità del vino di qualificare maggiormente un contesto già vocato all’accoglienza, fornendo un ulteriore elemento identitario.

Il rapporto delle nuove generazioni con il nettare di Bacco

Un ulteriore spunto di riflessione è stato fornito dal talk “Del perché la Gen Z ha ghostato Bacco”, con gli interventi della giornalista e scrittrice Adua Villa, dell’enologo Andrea Moser e del bar manager Luigi Barberis. Assunto di partenza, in questo caso, il fatto che il vino, rispetto ad altre produzioni come la birra o gli spirits, rappresenta un prodotto differente perché afferisce anche ad aspetti culturali, tradizionali ed economici. Da qui, la volontà di capire se il calo dei consumi tra le nuove generazioni sia frutto di una ‘mutazione genetica’ causata da una società che nel tempo ha abbandonato la campagna e i cui valori si stanno evolvendo, alla luce di una globalizzazione che porta i giovani a non riconoscersi più come “figli della vigna”.

 

IN GIRO TRA SUVERETO E LA VAL DI CORNIA

La posizione favorevole di Suvereto sulle pendici che dalla valle del fiume Cornia salgono verso le colline Metallifere, da cui si scorgono l’isola d’Elba e il golfo di Follonica, rende questo piccolo borgo un punto di partenza ideale per un viaggio alla scoperta dell’Alta Maremma.

Posta ai piedi della rocca medievale aldobrandesca, Suvereto si inserisce in uno splendido paesaggio mediterraneo, intervallato da orti, oliveti e vigneti che parlano di un’attività da sempre incentrata sull’agricoltura, al punto da meritarsi l’appellativo di ‘Orto della Toscana’. Accanto alla produzione del pregiato carciofo Violetto, altro indiscusso protagonista dell’economia rurale della zona è il vino, un’eccellenza tutelata dal Consorzio vini Suvereto e Val di Cornia, con circa 820 ettari coltivati e una produzione potenziale di oltre 4 milioni di bottiglie suddivisa tra alcune decine di cantine che, in molti casi, offrono ai winelovers anche l’opportunità di vivere esperienze enoturistiche a tutto tondo.

È il caso di Petra, cantina-gioiello dell’imprenditore Vittorio Moretti firmata dall’architetto Mario Botta che accoglie gli ospiti con diversi percorsi di degustazione, ma anche di Tua Rita, un altro nome di riferimento non solo per le produzioni di altissima qualità, Redigaffi su tutti, ma anche per le proposte di accoglienza in cantina, con visite ai vigneti e suggestivi pic-nic tra i filari. Quindi Casadei, aperta al pubblico per degustazioni e attività da organizzare in azienda e La Bulichella, progetto del giapponese Hideyuki Miyakawa che affianca alla produzione vinicola proposte di ospitalità e accoglienza in cantina.

Tra una degustazione e l’altra, sono poi diverse le soste da mettere in agenda. Lungo la Costa degli Etruschi, a circa 20 minuti da Suvereto, è possibile raggiungere alcune delle più belle spiagge d’Italia, con lo splendido Golfo di Baratti sormontato, su uno dei suoi promontori, da Populonia, principale porto etrusco specializzato nel commercio di ferro – da scoprire la sua necropoli –rinato come borgo medievale dalla cui rocca è possibile scorgere uno dei panorami più mozzafiato dell’intero litorale toscano.

Per gli amanti del relax, spostandosi verso l’entroterra, è d’obbligo una visita a uno dei tanti impianti termali che costellano la Val di Cornia, tra i quali merita menzione il Calidario di Venturina Terme, organizzato attorno alla sorgente naturale di acqua calda nota fin dai tempi etruschi dove è ancora possibile immergersi, prima di intraprendere un vero e proprio percorso benessere all’interno del Thermarium, sapientemente ristrutturato in collaborazione con l’Accademia delle Belle Arti di Firenze.

Ultima tappa prima del rientro a Campiglia Marittima, suggestivo borgo adagiato su una collina, che merita una visita per il suo affascinante centro storico e il bellissimo affaccio sulla Val di Cornia, il cui reticolo di strade secondarie e sentieri boschivi rappresenta un tappa obbligata per gli amanti del trekking e del cicloturismo, fosse anche in e-bike.