Un’attesa che alimenta la passione: Emil Audero
di Simone Cutri
Classe 1997, origini italo-indonesiane, una vita nel calcio e una carriera tra i professionisti, Emil Audero è il portiere della Sampdoria, una delle due squadre di Genova, quella con il Baciccia nello stemma e dalla caratteristica maglia blu-cerchiata. Dopo le giovanili nella Juventus e un’ottima stagione da titolare in serie B con il Venezia di Pippo Inzaghi, una decina di presenze nella Nazionale under 21, Emil è oggi al quinto anno di serie A, capitano della propria squadra da qualche mese e beniamino dei suoi tifosi da quando, nella passata stagione, ha parato un rigore decisivo, al novantaseiesimo del derby della Lanterna, di fatto salvando la Samp e condannando gli avversari alla retrocessione.
“Ancora oggi mi vengono i brividi. Ero sotto la curva dei tifosi avversari, avevo studiato il rigorista: ho fatto una doppia finta e ho scelto il lato giusto per buttarmi… non ho esultato subito, ho aspettato qualche secondo fino al fischio finale dell’arbitro, una liberazione! È stato il momento più bello della mia carriera”.
Eppure il calcio non è il tema di questa nostra incursione nella vita del calciatore, come non lo sono le lezioni di pianoforte o di inglese né l’amore per le serie Tv o le puntate di MasterChef. Ciò che ci interessa è la sua passione per il vino.
“Sto mettendo su una piccola cantina, in un luogo segreto – ride – la sto curando dal punto di vista estetico e soprattutto negli aspetti che rendano ottimale la conservazione del vino. La vita da atleta non mi concede grandi possibilità di svago, l’alimentazione è controllata; così curo l’attesa, lascio che la mia passione maturi come fa il buon vino, centellino le bottiglie particolari e prestigiose e le riservo alle grandi occasioni: compleanni di persone importanti, il Natale, la nascita della mia nipotina. Un aspetto del vino che mi piace molto è la condivisione, bere una buona bottiglia insieme alla famiglia, agli amici. Anche se sono solo agli inizi, ho già un buon numero di bottiglie, circa duecento”.
Per te il vino rappresenta anche un investimento? Avrai mai la tentazione di trasformare la tua passione in business?
“Ho bottiglie di valore, ricevo alcune richieste… ma la passione è troppo forte, voglio godermele io! Metto da parte qualche bottiglia per gli anni a venire, apprezzo la maturazione del vino, imparo ad aspettare. Semmai, in futuro mi piacerebbe andare oltre la mia piccola cantina, acquistare terreni, non so, chissà…”
La sua è una passione vera e coltivata attraverso la ricerca, le informazioni, il networking con sommelier e consulenti, le visite alle cantine in Francia e soprattutto in Italia. “Sono piemontese, voglio prima conoscere bene il territorio viti-vinicolo della mia regione, i vini che sin da piccolo stavano sul tavolo della mia famiglia. Il Monferrato, l’Astigiano, il Roero e ovviamente le Langhe. A proposito di Langhe e attese, pregusto già il momento in cui potrò stappare la mia bottiglia di Barolo Monfortino 2010, di Giacomo Conterno. Non che non ami i vini toscani, quelli veneti, insomma quelli di tutto il territorio italiano. A livello di bollicine posso dirti, almeno questo è il mio punto di vista, che ci stiamo avvicinando a grandi passi al livello dei francesi, a breve non avremo proprio più nulla da invidiare…”
E ci lascia sui puntini di sospensione, nella piacevole e un po’ crudele attesa di rincontrarci e approfondire l’argomento mentre beviamo, questa è la promessa, una delle bottiglie di bollicine presenti nella sua cantina.